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L'esperienza di Demetrio: Viaggiare in un mondo immobile



La risposta che mi è stata data da amici e parenti nel momento in cui annunciavo loro la mia partenza è sempre stata la stessa: “Perché stai andando in Polonia in questo periodo tanto difficile? Non è il momento giusto per intraprendere un’avventura del genere”.


Ebbene, dopo cinque mesi dal mio arrivo a Katowice, una cittadina dell’alta Silesia, posso fermamente dire che fortuntamente non mi sbagliavo. Anzi, probabilmente non ci sarebbe stato un momento migliore di questo.




I primi mesi in Polonia sono stati utili per l’adattamento. Per quanto possibile prima delle chiusure della seconda ondata del Covid, io e gli altri volontari che stanno lavorando con me, abbiamo iniziato a conoscere persone del luogo cercando di comprendere il loro mondo senza influenze stereotipiche di alcun tipo. Il nostro progetto, infatti, è focalizzato sulla creazione di una ricerca sociologica riguardante il razzismo, gli stereotipi e i pregiudizi qui in Polonia.


Dall’inizio di settembre stiamo quindi somministrando e conducendo questionari e interviste, cercando di analizzare la percezione dei polacchi e degli stranieri che vivono insieme in Polonia.

I progetti ESC e EVS, però, non sono solo lavoro. Molte sono state le esperienze di svago, le città visitate e i ragazzi e le ragazze conosciuti, provenienti da praticamente ogni parte d’Europa.



Ogni singola persona, in un contesto come questo, ti lascia qualcosa. Venire a contatto con la sua storia, le sue esperienze influenzate dai luoghi e dallo stile di vita da cui proviene, ti porta anche solo involontariamente ad unire i tasselli, ad imparare a guardare le cose da nuovi punti di vista distanti migliaia di chilometri dal tuo.


Ed in un mondo statico come quello attuale, non è forse questo il miglior modo di viaggiare pur restando fermi?







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